30 aprile 2013

Il Gioco Sincrestesico


Con questo post si annuncia una serata di Gioco Sincrestesico che avrà luogo mercoledì 8 maggio, parteciparvi costerà € 10, il numero ovviamente è chiuso e la presenza prevede la prenotazione alla casella email sinesthesys@gmail.com. Se prenotate e poi non venite (senza avvertire) saranno rintracciati i vostri indirizzi IP, quindi voi come persone fisiche, e verrete scotennati all'istante (questo x chi ci accusa di essere leggermente assolutisti :)

Sarà Gioco Sincrestesico, non Sinestesi, insomma non arte. Gioco di relazione, di immedesimazione, di introspezione e confessione. Gioco di conoscenza degli Arcani più sconcertanti che da sempre accompagnano l'umanità.

Eppure.... come chi ci segue ormai sa a memoria (seee, stiamo freschi....) si ha Sinestesi quando si applica Arte Sinestesica, ovvero:
1) emissione multimediale, su più canali, quindi percepibile da più organi di senso
2) ideata e realizzata da più artisti che collaborano senza che certuni prevalgano su altri
3) focalizzata su un archetipo, per quanto (solo) rappresentato da un simbolo o un meme
4) strutturata in modo aperto, dove abbia luogo la massima sincronicità, garanzia di unicità della fruizione

Ma la dimensione artistica è sempre necessaria? No, si può affermare che se si vuole creare Sinestesi o stati sinestesici senza avere ambizioni artistiche, come ad esempio per un evento, è sufficiente che si elimini il secondo punto. Verrebbe così a mancare la "progettualità" estetica dell'opera, oltre alla sua costruzione/realizzazione da parte di artisti, mancherà cioè il suo essere opera d'arte. Necessariamente questo porterà a una diminuzione delle proprie capacità comunicative, possiamo dire della sua "espressività polisemica", con conseguente riduzione delle possibilità di sincronicità.

Nondimeno i partecipanti all'evento verranno isolati dal loro mondo abituale, familiare, per un luogo fuori dalla loro area di confort, cioè potenzialmente percepibile come anticamera di insicurezze e apatepofobie. Ma non avverrà nulla di tutto ciò: il gioco prevede solo l'esperienza del contatto con simboli e arcani universali dell'umanità, i quali inevitabilmente, se non altro per attivazione di certi centri neuronali, opereranno un lavoro sottile a livello animico. Gli astanti si confronteranno quindi con aspetti interiori rimossi o repressi o quantomeno desueti, e infine si darà massimo spazio e attenzione alla sincronicità degli eventi, provando a coglierne i molteplici significati.

L'esperienza risulterà quantomeno sinestetica perché la conversazione e la relazione con gli altri, soprattutto se in un contesto di gioco, mette in moto le più diverse modalità e sensibilità, potenziate dallo stato di risveglio di sensi altri e interiori provocato dalle simbologie circostanti. C'è quindi la possibilità che si verifichi Sinestesi, ovvero quello "stato sinestetico superiore" veramente in grado di produrre coscienza. Una coscienza nuova ma auspicabilmente duratura, in grado di portare gli effetti mutantrogenici che auguriamo a tutti.

Poi, com'era più il nostro slogan? A ognuno il Mutantropo che si merita! ;D

22 aprile 2013

Fenomenologia di Rosario Sorrentino

Non vogliamo parlare dell'uomo o del professionista, per quanto in una certa misura sarà inevitabile farlo, ma vorremmo che il focus del post fosse centrato esclusivamente sulla fenomenologia di questo popolare (per quanto apparentemente ai più sconosciuto) personaggio dello spettacolo.

Chi è Rosario Sorrentino? Perché ha quella faccia (domanda meno scema di quanto sembri)? Perché al Tg2, da noi riconosciuto in tempi non sospetti come la vera voce critica della nazione, appare sempre ed esclusivamente lui?

Non ha cattedre, non insegna, non pubblica studi, ma Rosario Sorrentino è lo specializzato della mente per tutte le stagioni! Serve un neuorologo? Uno psicologo, uno spichiatra, uno psicanalista? Dall'ansia da prestazione al complesso di Edipo, dalla sindrome bipolare al delirio di onnipotenza, fino alla sua vera e propria specializzazione, gli attacchi di panico, lui ha sempre una risposta chiara, razionale, rassicurante.

È lecito domandarsi perché. Si tratta di uno stipendiato Rai? No, è un professionista.
È il migliore sulla piazza? Il dubbio pare a dir poco legittimo. 
Forse è semplicemente un attore, un bravo caratterista che serve a quel ruolo ma che, al contrario del medico buffo Luciano Onder (gran brava persona, per carità, ma...), non è stato possibile assumere in Rai o non si è voluto farlo per vie ordinarie. La spiegazione regge ma non basta.

Rosario Sorrentino è il poliziotto buono, è il lato gentile e affabile della psichiatria, del controllo della mente, della definizione di normalità. 
È sorridente, rassicurante, sicuro di sé, con espressioni che oscillano dal sornione al seriamente preoccupato, mentre cerca di descrivere l'inspiegabile: la mente umana e le sue infinite sfaccettature. Dà alla devianza le sue etichette scientifiche, ne descrive i rischi ma poi rassicura.

Comunque non si esime dal proporre cure infallibili! Facendo una banalissima ricerca con Google (alla data del post), emergono una serie di risultati che, letti in successione, danno un effetto sorprendente:
http://lidi.forumfree.it/?t=52737074
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100602123014AA8HGaX
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-e-sorrentino-neurologo-da-tv/2200612

Cioè ti fanno capire chi è in realtà Rosario Sorrentino: un impiego interessato di risorse pubbliche, un "informatore farmaceutico" della mente, fantoccio di quell'industria e messo lì in un'operazione di condizionamento contrabbandata dalla coscienza critica della nazione come necessità scientifica oggettiva. Insomma un corpus osnobloticus.

Noi lo amiamo, questo paese :)


19 aprile 2013

12 aprile 2013

Il Sacrificio di un Uomo Patetico: il caso Morgan


A mo' di escusatio non petita, vorremmo chiarire subito che non affrontiamo quest'argomento per sparare sulla Croce Rossa, cioè sulla patetica figura di un povero minus habens come Morgan. Ciò che ci indigna di questa vicenda, che tanto richiama il nostro post sul sacrificio del Mutantropo, è che il detto trattamento si applica anche a chi Mutantropo non è, sebbene sia presentato come tale. Sì perché il "sistema" (parola di Vito ;), per evitare la messa in discussione sistematica (appunto) che di esso fanno i veri Mutantropi, quand'anche egotici, talvolta ne inventa di finti e li presenta in tutto e per tutto come veri al fine di creare consenso. Insomma l'ennesima forma di Osnoblosi, ma dal nostro punto di vista particolarmente vigliacca e odiosa, dal momento che concerne l'area dell'arte.

Al mite, o forse nemmeno poi tanto, Marco Castoldi capitarono due colpi di fortuna così enormi, in Italia, da non poter non suscitare più di un sospetto. Vero è che lui non ha avuto mai nessuna remora a fare di sé la carne da macello che il sistema voleva, pur di apparire il Mutantropo che non era, e goderne i relativi vantaggi.

Il primo colpo di fortuna fu l'aver raggiunto negli anni '90 una certa popolarità, tutto sommato modesta ma comunque di una certa consistenza, con l'insulsa band Bluvertigo: un gruppuscolo di inetti che, oltre ogni tempo massimo, cercava di scambiare come new wave, ovvero post-punk (uno stile di 15 anni prima), la loro inettitudine di musicisti. Già, peccato che i post-punk originali usassero il loro, chiamiamolo così, entusiasmo da inesperti per comporre capolavori nel nome del "non importa come lo dici ma cosa dici", mentre i Bluvertigo non ci risulta abbiano composto un solo pezzo degno di nota. Insomma già dei piccoli osnoblotici, prova ne sia che nessuno sente la loro mancanza (salvo il loro fan club, ovviamente ;). 

Ma qui per il nostro si innesta il secondo colpo di fortuna: la conoscenza e l'inspiegabile innamoramento che di lui ebbe Asia Argento, l'algida figlia del grande Dario. Diventato improvvisamente, da star mediocre (e giustamente "fallita", per quanto in Italia il suo percorso fosse stato di successo, rispetto a molte altre e ben più meritevoli band), personaggio di primo piano del gossip nazionale, inizia per lui il vero periodo d'oro: dischi solisti premiati, collaborazioni con Battiato ed altri artisti più o meno credibili, partecipazioni a trasmissioni televisive come improbabile opinion-leader, conduzione di alcune di queste, di cui la più famigerata fu l'inguardabile X-Factor.

Purtroppo tutto questo successo aveva un ben triste risvolto: sapeva di falso osnoblotico lontano un miglio. I suoi dischi tanto premiati o non valevano nulla, con conseguente sputtanamento delle giurie coinvolte, presumibilmente corrotte o osnoblotiche anch'esse, o proprio non erano suoi (il tutto sommato decente "Non al denaro, non all'amore né al cielo", rifacimento senza infamia né lode dell'omonimo capolavoro di De André). Le sue comparsate televisive lasciavano trasparire il vuoto pneumatico del suo non-pensiero, in compenso espresso con una boria degna da artista egotico consumato. Dell'offesa alla pubblica intelligenza di programmi come X-Factor o Amici di Maria de Filippi (ai nostri occhi non meno osceno, ma forse più onesto), non vorremmo dilungarci oltre.

Insomma un patetico fantoccio imposto dall'industria nazionale dello spettacolo contro ogni senso della decenza. Perché, diciamolo, è stato questo suo essere presentato come "artista", ancor più che come (risibile) opinion-leader, ad averci indignato di più. Già, peccato che dietro quest'apparenza farlocca di Mutantropo si celasse un essere umano vero, e pure piuttosto fragile, che l'industria del gossip nazionale non si è risparmiata dal divorare nelle varie piccole tragedie che si sono succedute alle sue apateporie: Asia Argento che, smascherato, lo molla disgustata (probabilmente da se stessa, e dall'incredibile abbaglio che ha preso); l'essersi vantato di consumo di cocaina sulla stampa, con tanto di stigmatizzazione mediatica a cui ha DOVUTO fare seguito pubblica ammenda, che però non l'ha salvato dall'esclusione alla kermesse popolare denominata "Sanremo"; dischi venduti sempre meno, diffidenza e ridicolizzazione da parte della poca critica intelligente rimasta in patria e amenità simili.

Eppure, nella galoppante decadenza dell'uomo Marco Castoldi, almeno una cosa intelligente è riuscito a dirla, avendo il coraggio di dichiarare in pubblico un'evidenza: il tracollo artistico di Vasco Rossi, che veramente avrebbe fatto meglio a ritirarsi dalle scene anni fa. Apriti cielo! Il nostro è stato sottoposto a un fuoco incrociato di critiche anche giuste: non ti puoi permettere di sputare nell'osnoblotico piatto in cui mangi, e a questi livelli smodati perdipiù.

Notizia di questi giorni è che "Morgan", o forse più esattamente l'uomo dietro la maschera osnoblotica, è stato "ricoverato per abuso di farmaci". Non vorremmo dire requiescat in pace, ma poco ci manca. Ci lascia interdetti la sua volontà di essere rispettato, come se lui avesse mai rispettato le nostre intelligenze, ingrassando sul sistema che ce le stava avvelenando e, visto che c'era, avvelenava anche lui con esse. Vuole liberarsi dai demoni? La Sinestesi è qui anche per questo, per quanto gli basterebbe guardarsi intorno con un'intelligenza minima che evidentemente proprio non ha.

Ripetiamo, a beneficio di tutti e fors'anche di noi stessi, che cosa ci dà il voltastomaco in tutta questa squallida vicenda:
1) nonostante l'Italia abbia insegnato al mondo le regole della musica, come di quasi ogni altra arte classica, oggi non c'è modo di fermare i mediocri, anzi:
2) questa perversa industria dello spettacolo esalta personaggiucci di mezza tacca, per creare consenso e distrarre le masse dal prendere coscienza delle loro miserande condizioni (Osnoblosi docet). 
3) nondimeno costoro, a mo' di novelli Noriega o Saddam (dittatori internazionali tanto imposti quanto successivamente eliminati dagli USA), devono assolutamente obbedire alle regole, pena l'eliminazione dai giochi, fino al proverbiale sacrificio del Mutantropo, per quanto farlocco
4) in quest'operazione perversa, di osnoblosi compulsiva e sistematica, vengono impiegati fondi e risorse che, così facendo, non arrivano mai a chi prova a fare arte sul serio.

Ammirati, possiamo solo ringraziare. O no?