29 aprile 2012

La Dinamica Mutantroposnoblotica, ovvero i tre vantaggi dell'egonanismo

Ci ricorda Simo che una delle maggiori giustificazioni psicologiche al comportamento umano è il dolore, ovvero la sua paura, quindi le strategie per evitarlo. Si dice anche che l'apateporia è il dolore più brutto che ci sia. Certo, dover affrontare con se stessi e/o ammettere agli altri che tutto ciò a cui s'è creduto fino a quel momento è una stronzata, crea un dolore che non tutti riescono ad affrontare. Ma ogni senso di scacco, ogni smascheramento sconcertante (da definizione), ogni sconcerto è dolore. "Sconcertante" significa "doloroso", così è lo smascheramento, fatti salvi i casi di quello piacevolmente tale di cui qui non si parla. Per farvi fronte l'uomo utilizza diverse tecniche anestetiche, di cui la più subdola, l'osnoblosi, può rappresentarne simbolo e compendio. Sì, ma come?

L'egonanismo è finalizzato a tre vantaggi ormai entrati nel mito: sesso, denaro e potere. Le tre categorie tuttavia non sono omogenee, nondimeno hanno attraversato in lungo e in largo la storia dell'umanità divenendo ben più che archetipi, COLONNE ETERNE INAMOVIBILI dell'inconscio collettivo, per non parlare del conscio........
I tre vantaggi perseguiti egoticamente sono degenerazioni di tre stati legittimi dell'uomo: 1) La sacrosanta volontà di vivere una sessualità sana e appagante, o quantomeno l'istinto riproduttivo. Gli esempi recenti e meno recenti di una fornicazione esasperata, come placebo o di potere, non ci sono stati risparmiati. 2) lo stare bene con il corpo e con la mente, la parola oggi abusata al ridicolo è benessere. Il denaro ne è il simbolo, percepito come conditio sine qua non. Metterlo sul piedistallo, tendenza eterna, ha avuto la sua sublimazione nell'era capitalista 3) il desiderio di essere amati e rispettati. La mancanza di rispetto è specialmente causa di risentimento. Secondo noi oltre a ciò e alla volontà di rigore intellettuale (scientifico, teologico o artistico), non esiste un desiderio di potere buono: esso nella sua forma pura, al contrario degli altri due, è tipico sentimento egonanista. Dovrebbe essere solo la verità ad avere il potere sugli uomini, mai viceversa.

Le tre categorie non sono omogenee perché la prima è compresa nelle altre due: soldi e potere, da sempre, comportano sesso. Inoltre queste ultime sono difficilmente distinguibili e arrivano ad essere omnicomprensive, soprattutto il denaro, in grado di procurare sesso e potere, anche se interpretato (da un egonanista) come metafora di benessere. Più rari i casi di "potere" solo intellettuale, mentre una volta era comune il sedicente spirituale, in realtà spesso teocratico. Insomma la prima categoria si perde nelle altre due, le quali a loro volta potrebbero essere a se stanti sinonimi d'egonanismo o dei suoi fini.

L'egonanismo alla base del fare mutantropico (stiamo parlando di una percentuale smisurata di casi) è facilmente riconoscibile perché il soggetto in questione ha un modo di procedere fra i casi della vita come a singhiozzo, oscillando fra fare mutantropico ed atteggiamento osnoblotico che s'alternano come per sistoli e diastoli, inspirazioni ed espirazioni. Di fronte alla cupidigia per uno dei tre vantaggi si crea senso di disagio, senso di handicap, che innesca dinamiche mutantropiche. Si muta, si raggiungono dei vantaggi, la situazione migliora. A questo punto la si vuole "congelare", cioè si vuole essere perennemente in grado di trarre vantaggi dal nostro ambiente. L'egonanista non ha scrupoli, fino ad arrivare all'osnoblosi, cioè alla manipolazione dell'ambiente tramite falsità. Se la cosa ha successo il soggetto de facto è già un immobilista (ad ogni successo la sua durata). Quando fallisce ecco l'apateporia, il dolore, il disagio mutantrogenico che apre un altro giro di giostra. 

La dinamica ora esposta si chiama mutantroposnoblotica e come s'è detto è tipica dell'egonanista che, almeno una volta nella vita, è stato mutantropo. A costui si contrappone il mero conformista, egonanista o meno ma comunque acritico, se colpevole o incolpevole (immobilista o mediocre o grigio) dipende da caso a caso. Ma anche l'egonanista mutantropo viene tentato dal conformismo, se frastornato dalla dinamica di cui sopra laddove essa ha generato tante apateporie da portare a paure irrazionali: atiquifobie e apatepofobie. Costui arriva a tentare la carta del conformismo in una fase dapprima mutantropica, ma che inevitabilmente lo trascina verso dinamiche osnoblotiche. L'intensità di queste, che potremmo quasi definire auto-onoblotiche, o di menzogna verso se stessi, dipende dal dolore che si arriva ad auto-mascherarsi, alla propria capacità di anestetizzazione. Quanto dolore provoca un'apateporia? Come si può sentire un sostenitore del regime nazista davanti ad Auschwitz? Se persisterà nel lavarsi la coscienza con tecniche anestetiche diventerà un immobilista; o acritico colpevole come descritto a inizio capoverso, o ipercritico, cioè attivo nel diffondere verità osnoblotiche con fare assolutista/fondamentalista.

La dinamica mutantroposnoblotica, "infinita" o con derive conformiste, è la ridicola prigione dell'uomo di oggi. E' ciò verso cui l'attuale sistema di potere lo sta spingendo, nuovo rispetto alla repressione armata dei (brutti) tempi andati. La Sinestèsi rappresenta quindi una delle poche possibilità di liberazione che l'arte, unica vera ancella dell'anima, può ancora offrire. 


Sì, ma perché?

23 aprile 2012

Il Tao, la Calma, il Vuoto e il Nulla

In Cina, intorno al 1027 aC., lungo le rive dello Chang Yang si sviluppò una corrente di pensiero che per obiettivi e forme si contrapponeva alla società ricca, opulenta e intellettuale del Nord.  Questa corrente venne chiamata Taoismo e si contraddistingueva più per essere uno stile di vita interiore, piuttosto che per essere una dottrina schematizzata in regole e limitazioni. Il rispetto verso la manifestazione naturale, l’affermazione della propria libertà personale, l’antipatia istintiva verso l’ordine sociale gerarchico ed elitario, fortemente propugnato dal Confucianesimo, pone il Taoismo in forte contrapposizione all’insegnamento diffuso da quella che fu per lunghissimo tempo la religione istituzionale (il raduno delle masse per lunghi e scenografici riti civili) cinese.

Il Taoismo - che si identifica totalmente nel pensiero Yin Yang e che prevede il mutamento sincronico come manifestazione universale - non ha chiari codici comportamentali e basa la propria pratica sull’osservazione del momento manifesto. Ciò che accade qui e ora e il concetto di Wu-Wei, l’adesione spontanea e totale all’apparente manifestazione caotica degli eventi, per configurare la propria azione nel mondo.

Il pensiero Taoista prevede l’esistenza di un sistema autoregolante che può manifestarsi solo se non gli si usa violenza, un principio ordinatore immanente ed unico nell’universo, un’energia altamente specializzata su diverse funzioni. Il Tao indicibile e dai 10.000 nomi, in cui si manifestano i 10.000 esseri, che è il mondo in cui ogni essere umano può manifestarsi possedendo in sé stesso le doti naturali che gli consentono di interagire spontaneamente in questo processo.
   
L’assenza di desiderio è una condizione in cui si desidera perdere la capacità di desiderare per raggiungere uno stato di vuoto interiore. Questo stato rende possibile la capacità di accogliere ciò che accade nella vita senza paura, senza idee preconcette, senza sovra-meccanismi mentali che impediscono l’intuizione spontanea dell’organo cuore/cervello, anche solo per rispondere con un grazie, anziché un grugnito, di fronte alla tazzina di caffè preparata in un bar.

Una pera è una pera in molti modi, i mille representamen di un solo rappresentante, la pera. Le leggi invariabili della natura controllano tutto senza mantenere una forma precisa, sono presenti ovunque e governano senza imporsi obbedendo al ciclo nascita/movimento/morte.

In questa visione il concetto di Vuoto non significa il Nulla. Nel Tao il Vuoto è la potenzialità di tutte le cose in divenire, il Non Desiderare/il Nulla è invece l’azione che crea il mutamento spontaneo degli esseri e degli avvenimenti. L’atto del non desiderio, e della libera accoglienza verso ciò che accade ed è perchè si manifesta spontanemanete, produce la calma, lo stato di quiete in cui ogni cosa giunge al suo giusto valore.

L’uomo che segue la regola del Tao non è però considerato come la rotella anonima di una meccanismo biologico in cui è semplice ingranaggio. La sua azione nel mondo è determinata dallo stato di coscienza che manifesta, il libero arbitrio stabilito dall’etica interiore, etica definita a sua volta dall’aderenza a un preciso orientamento di pensiero che prevede l’essere umano come facente parte di uno stesso insieme. 

Per un Taoista l’altro da sé (l'ambiente e i 10.000 esseri) non è un altro organismo, un'altra entità scissa da sè stessi, ma lo stesso unico grande insieme: la manifestazione del Tao. 

Link all'Entanglement Quantistico.

“Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.
Perciò chi non ha mai desideri
ne contempla l'arcano,
chi sempre desidera
ne contempla il termine.
Quei due hanno la stessa estrazione
anche se diverso nome
ed insieme sono detti mistero,
mistero del mistero,
porta di tutti gli arcani.”

18 aprile 2012

Psicologia Antropologica

L’atteggiamento mutantropico dell’uomo si delinea fin dagli albori della presa di coscienza, come gruppo prima e individuo poi, di essere vivente interagente in un sistema biologico complesso.

La sua origine è rappresentata nei geroglifici ancestrali dove il metodo adottato nei normali compiti quotidiani assurge al ruolo di rito. In alcune grotte del Paleolitico, di cui il sito della Grotta di Chuvet è il più noto, è possibile rendersi conto che gli elementi del fuoco, dell’acqua e della terra hanno assunto significati diversi dall’incarnare il semplice utilizzo (ho sete per cui bevo) o catastrofe naturale (il lampo che cade e incendia il bosco). Gli elementi che iniziano ad essere osservati e intuiti come “diversi” o “altro” da ciò che fino ad allora avevano creduto.

La coscienza collettiva venne quindi investita dal mistero, dalle prime domande che si rivelavano possedere risposte troppo ampie (ovvero contenenti troppe informazioni da dedurre per riuscire a correlarle nel loro insieme) per poter essere comprese. Nessuno sapeva da dove provenisse il lampo, figuriamoci un tuono o un altro essere umano. Era ovvio che alcuni appartenenti al branco espellessero fuori altri esseri, era sempre successo così, così come era sempre successo che il fuoco bruciasse e l’acqua bagnasse. Il gruppo fino a quel momento aveva accettato ciò che accadeva senza domandarsi perché accadesse.

I simboli disegnati sulle pietre dimostrano che il cervello dell’uomo di Cro-Magnon formava gli schemi neuronali appartenenti al pensiero astratto, che osservava il mondo e aveva idee, che iniziava a capire come le cose funzionassero e che alcune volte comprendeva anche che cosa le provocasse.

Insieme a questa nuova coscienza i simboli che disegnavano rivelano anche l’emozione della paura, paura che nasce laddove si rompe la norma. Gli schemi comportamentali normalmente adottati iniziavano a non bastare più, la percezione del mutamento richiese quindi uno sforzo nuovo per comprendere come muoversi in realtà fino a quel momento non percepite.

La reazione di fronte agli avvenimenti esterni, lo stimolo dello scappare o del rispondere in un certo modo di fronte agli inconvenienti della vita (1 bisognava procurarsi da mangiare;  2 si era cibo per altri a propria volta; 3 l’ambiente non era né prevedibile né controllabile se non in minima misura), iniziò a determinare la differenziazione del cervello maschile da quello femminile (il maschio era più muscoloso, forte ed aggressivo per cui adatto alla caccia e a spostarsi per lunghi tragitti; la femmina si rivelava invece più adatta al controllo del territorio circostante visto che allattava e allevava i piccoli del gruppo) e dei ruoli sociali.

E su tutti i simboli raffigurati, presenti nei siti archeologici di ogni latitudine, uno solo appare comune: l’essere metà umano e metà animale.

Spesso soggetto unico su un’unica parete, spesso in posizione di rilievo, spesso rappresentato con genitali femminili e/o maschili, inquietante, ripetitivo, ossessivo. Certo se nelle grotte francesi è una testa di bufalo con il corpo di una donna, in Messico è il corpo di una pantera con la testa di un uomo, ma ciò non rende meno evidente che sia lo stesso identico concetto presente in ogni civiltà del mondo, nessuna esente.

Carl Gustav Jung è stato lo studioso che ha teorizzato gli studi sull’inconscio collettivo partendo dal presupposto che il modo di pensare degli esseri umani sia costruito sulle esperienze e sui risultati precedentemente accumulati, causa ed effetto / mito e storia. Tuttavia ogni essere umano ha la possibilità di attingere in modo inconscio a un’informazione cognitiva contenuta in un bacino comune a cui può avere accesso in modo mentale ed intuitivo. Questo bacino, denominato inconscio collettivo, fornisce il significato di base dei simboli e permette la ricerca di un’interpretazione personale. Questo approccio mentale definisce lo stato di coscienza individuale e la qualità di attività mentale maggiormente sana.

L'inconscio personale è ineguagliabile e irripetibile, ma è come se ognuno di noi rappresentasse la sfaccettatura di uno stesso insieme. Sia biologicamente che mentalmente e intuitivamente, ci manifestiamo nel sistema complesso della vita in cui siamo sia unici che inseriti nella manifestazione irriproducibile e comune dell'universo presente. Che è in espansione e modifica le proprie rotte attraverso cicli cosmici a noi in gran parte sconosciuti.

Questi tre differenti stati, biologico, mentale e intuitivo, puramente soggettivi nelle loro dinamiche umane, contribuiscono all'implementazione dell'inconscio collettivo da cui nascono le immagini. Immagini mentali e sinestetiche che si modificano a ogni epoca e a cui corrispondono opere diverse che rappresentano un diverso modo d'osservare l'archetipo. Il modo di pensare degli esseri umani è infatti costruito sulle esperienze e i risultati precedentemente accumulati (il mito e la storia), le cause e gli effetti manifestati durante la realtà quotidiana (l'esperienza soggettiva e comune) e viene costantemente implementato dai meme culturali attivi nei diversi periodi storici.

L'archetipo è una grandezza inconoscibile e non può essere rappresentato nella sua interezza perché è solo un'idea, un'informazione a sé stante, per cui ininfluenzabile, che rivela una parte delle proprie qualità attraverso la metabolizzazione che ne fa l'inconscio collettivo. Questa dinamica si manifesta nei diversi campi di studio umano, rivelando il proprio lato surreale ed emotivamente evidente nell’arte, e ogni epoca, con ogni ulteriore conquista umana connessa, contribuisce all'implementazione della definizione dei concetti archetipici indagando sfaccettature diverse della realtà personale ed universale. Ogni periodo storico ha i propri meme: per ogni epoca una moda, per ogni cultura un’estetica, per ogni generazione gli ideali, per ogni tecnica un‘accademia, per ogni tempo i propri dei e i propri leader.

Tornando alla figura mitologica metà uomo e metà animale, è quasi una banalità voler affermare che l’umanità ne sia sempre ossessivamente interessata. Una breve scorsa ai film, alle serie Tv, ai libri e alle manifestazioni della creatività artistica per rendersi conto che fra vampiri, licantropi, supereroi, mutanti del corpo e della mente, dal Dottor Jeckyll e mr. Hide, da epoche ancora più remote in cui gli dei dell’olimpo erano metà uomini e metà animali, da Metropolis di Fritz Lang del 1927, ai cinici chirurghi di Nip\Tuck, all’inquietante Possession di Zulawski, all’attuale banale e osnoblotica saga di Twilight, ce n’è per tutti i gusti.

E in quest’epoca in cui quasi tutto sembra possibile l’ossessione per il mito si manifesta nell’ossessione del mutamento del corpo, che si esprime anche attraverso tecniche invasive come la chirurgia che trasforma bocche in canotti, seni in palloni da rugby o volti più simili a demoni e felini che non ad esseri umani. Cambiamenti talvolta spettacolari la cui espressione meno violenta ed aggressiva è rappresentata dalla Body Painting, invasiva psicologicamente piuttosto che fisicamente.

Tatuaggi, scarificazioni, impianti, piercing estremo, applicazioni di protesi, chirurgia. L’ossessione del mutare la propria forma fisica per impossessarsi della conoscenza intrinseca, perché finalmente realmente posseduta, del mito della propria epoca e del proprio stato di coscienza. 


E ad ognuno la scelta e le possibilità d’essere il mutantropo che desidera.

12 aprile 2012

Fisica

Nel corso della vita è normale che ogni uomo venga prima o poi folgorato da una domanda: da dove viene il mondo?

Durante il corso della storia sono stati in molti, ognuno con il proprio talento e discernimento, a cercare di dare delle risposte e per poterlo fare iniziarono ad osservare la realtà, il dato di fatto compiuto, nelle sue manifestazioni. I mutamenti ciclici del tempo, delle stagioni e della vita del singolo elemento, i rapporti sociali dei gruppi e soprattutto gli imprevedibili fenomeni naturali che travolgevano l’umanità, con violenti uragani piuttosto che maree improvvise, di cui non conoscevano la provenienza nè la causa.

Gli esseri umani fondamentalmente iniziarono a prendere coscienza della propria individualità e del valore della propria vita, ma con esse anche della paura. La paura dell’ignoto. L’inesorabile che accade ciclicamente e si manifesta al di là di qualunque aspettativa e prerogativa umana.

Per quanto si possa tecnicamente controllare un fiume prima o poi esonderà, travolgendo e distruggendo, quasi annullando, tutto ciò che è stato faticosamente costruito prima. In compenso vivere su una montagna non cambia di certo le cose. Prima o poi a quel millenario pezzo di roccia, forte, sicuro, grande ed esteso, su cui è stata costruita un’enorme casa, basterà una piccola scossa di terremoto per far implodere tutta quella apparente eterna solidità in un cumulo di rovine.

Si tratta di una legge fisica irreversibile, incondizionata e ineffabile della natura del cosmo.

Il mondo funziona sull'unica condizione che, il sistema complesso a cui appartiene la vita biologica, ubbidisca alla legge del mutamento ciclico che si manifesta attraverso la nascita, lo sviluppo e poi il disgregamento della materia. Anche l’universo è un sistema complesso e come tale ubbidisce alla stessa regola, ma per il singolo essere umano provare a comprendere lo schema del meccanismo completo a cui fa riferimento è un’impresa impossibile.

La caducità umana, la sua stessa composizione organica, gli impediscono d’avere il tempo materiale per comprendere l’infinito in tutto il suo spazio. E questo a causa di un’altra  semplice regola: l’universo non è vuoto e non è statico.

L’uomo può quindi osservare i fenomeni che riesce a comprendere attraverso la propria esperienza e compiere ricerche su di essi. Può successivamente stabilire discipline che studieranno le ricerche effettuate e i parametri della scienza che le guida per individuare le necessità pratiche a cui applicarli, ma può anche scoprire che non ci capisce un bel nulla di niente e così dichiara che se funziona ed è sempre riproducibile allora è tutto vero, altrimenti è forse interessante, ma nella maggioranza dei casi risibile. Chissà come si è sentito Gottfried Wilhelm von Leibniz quando verso la fine del 1600 se ne uscì fuori con il suo codice binario... Ci sono voluti 400 anni per scoprire che quel codice, da sempre bollato dal collettivo accademico coro come “stravagante chinoserie”, permetteva invece lo sviluppo dell’hardware necessario ai nostri tanto indispensabili ed amati computer.

Durante il corso delle sue svariate ricerche scientifiche l’umanità ha infine scoperto alcune cose molto interessanti. Concentrandosi sugli studi di fisica atomica si è accorta che colui che osserva gli esperimenti è in grado di influenzare l’esperimento stesso (l’osservatore influisce sul moto della materia) e successivamente ha concluso anche che il cervello ha uno strano modo di tradurre le informazioni che riceve.

I ricercatori scientifici si sono recentemente resi conto che guardare un oggetto attiva determinate aree cerebrali e che se si chiudono gli occhi per immaginare il medesimo oggetto, ecco che si attivano le stesse identiche aree di prima. Sostanzialmente il cervello non capisce la differenza fra ciò che succede fuori nel reale e ciò che accade dentro il cervello stesso.

Premettendo che gli esseri umani sono costantemente bombardati da una serie di informazioni che passano attraverso i loro organi di senso e che i dati vengono costantemente elaborati, filtrati ed eliminati in una sempre maggiore quantità man mano che raggiungono i centri cerebrali, ne risulta che solo una piccolissima quantità di queste informazioni, considerate più utili nella norma collettiva, raggiungono lo stato di coscienza in cui “ci si accorge delle cose”. Questo processo evita appunto di rimanere invischiati nel collasso dei significanti.

E’ quindi possibile e più che plausibile che i nostri occhi, le cineprese organiche di cui il nostro corpo è dotato, vedano molto più di quello che il nostro cervello riconosce. Il cervello umano risulta cablato in modo che veda la realtà solo come ritiene che sia possibile essere e non necessariamente per ciò che è davvero. Risponde meccanicamente a schemi preesistenti dettati dai condizionamenti esterni.

L’aneddoto storico su Cristoforo Colombo e gli indigeni caraibici è noto: quando i velieri arrivarono nelle Americhe, la popolazione non era in grado di riconoscerli, persino di vederli, poiché erano diversi da qualunque cosa avessero mai visto ed incontrato prima. Fu lo sciamano, l’uomo il cui grado nelle comunità primitive ricopre quello della scienza, ad accorgersi che l’oceano era increspato in uno strano modo e a porsi la domanda su cosa ne stesse causando l’effetto (il paradosso di cui al precedente post). Osservò il fenomeno per giorni ed infine le forme delle navi si delinearono all’orizzonte. A quel punto ne informò il resto della popolazione che, ascoltandolo, tradusse le parole in immagini cerebrali divenendo in grado a sua volta di vedere i velieri sulle acque del mare.

Ma se il cervello non è letteralmente in grado di vedere ciò che non concepisce, è quindi il cervello ad essere il vero organo della vista. Non gli occhi. 
Gli occhi sono solo uno strumento di rilevazione. 

Una domanda allora diviene lecita: cos’è la realtà? Esiste a prescindere da noi che la osserviamo, oppure siamo noi a crearla?

Nel campo delle discipline scientifiche si può solo ricercare osservando la successione dei fenomeni per attribuire ad essi schemi precisi, ma ogni essere umano rappresenta comunque uno stato di coscienza soggettivo, limitato da ciò che il cervello è in grado di tradurre.

All’umanità piace pensare che lo spazio sia vuoto e che la materia sia solida, ma in realtà la materia è fatta di niente ed è del tutto inconsistente. Un atomo è un continuum di materia, molto densa al centro, circondata da un nugolo di elettroni che appaiono e scompaiono senza una regola apparente, ma persino il centro, seppur così solido e concentrato, appare e scompare proprio come gli elettroni e sembra prendersi gioco di ogni razionalità.

Come spiegare il funzionamento dell’universo se non possiamo nemmeno stabilire se la realtà è oggettiva? Ma davvero esiste una legge universale, un’unica regola, che è uguale per tutto e tutti nello stesso modo definendo per cui la stessa identica realtà?

Einstein parlava di un’energia altamente specializzata su diverse funzioni, la scienza a tutt’oggi sta ancora cercando le prove per poterla definire e schematizzare.

10 aprile 2012

Leonardo Da Vinci

Prima di procedere farò alcuni esperimenti, perché questo è il modo in cui tutti gli osservatori dei fenomeni naturali devono procedere.

1 aprile 2012

RIASSUNTONE GENERALE

Va bene ragazzi, ma cos'abbiamo detto fino ad ora? Forse è utile fare un po' di chiarezza, per inquadrare in un'ottica comune successione e priorità di concetti. Perché affermare che l'uomo cambi è a dir poco una banalità, un'ovvietà tale che il solo parlarne ci sembra superfluo. L'uomo cambia che lo voglia o meno, destinato a deperire in un corpo mortale.

Tuttavia la scienza esiste per spiegare il paradosso, ovvero il fenomeno, perché il solo fatto che un fenomeno sussista, in un mondo dove tutto è perituro, è di per sé un paradosso. Certo, la scienza non si occupa del fenomeno in sé, al più guida la ricerca, nondimeno studia le scritture umane su di esso, ricerca in primis poi tutte le altre. E di scritture sul cambiamento umano dal punto di vista genetico, medico, fisico, sociale, psicologico, mentale o d'altri livelli di coscienza ce n'é a profusione. 

La scienza che studia la Mutantropia, cioè la fenomenologia del mutamento umano, si chiama Mutantropologia. Essa identifica nei Mutantropi quegli uomini che cambiano volontariamente e consapevolmente al fine di trarne un vantaggio, al contrario dei mutanti, involontari per definizione. Coloro che cambiano il proprio corpo sono detti mutaforma, quelli che potenziano il cervello sono mutamente, chi innesta protesi artificiali è un cyborg, chi si decora di metallo o ammenicoli vari fa body modification, chi cambia sesso è un transgender ecc ecc. Ad essi si possono contrapporre idealmente i super-conservatori, che possiamo chiamare "immobilisti". Stiamo chiaramente parlando di intenzioni umane, poichè il destino del corpo è quella sopra citato.

Chi trae vantaggio da un mutamento lo fa secondo il proprio stato di coscienza, e ad ognuno il suo. Per questo riteniamo che, illuminazioni improvvise a parte, solo tramite un'esperienza autentica il mutamento dia un insegnamento sia apprendibile, sia utile, sia onesto. L'esperienza, per i principi connessi con lo stesso concetto di civiltà, non può che tendere a un bene, cioè a un sistema di valori, in questo e solo in questo senso la si può definire evolutiva. Ma il sistema di valori lo si apprende, è quindi normale per il bambino, e spesso anche per il ragazzo, un certo conformismo. Ma poi il ragazzo diventa adulto e responsabile delle proprie azioni, almeno davanti agli uomini. Il conformismo allora rappresenta un meccanismo psicologico deresponsabilizzante e ostativo per lo sviluppo di stati di coscienza propri, per una vera esperienza evolutiva.

Oltre a questo, altra ovvietà, le cupidigie umane tendono a imprigionarci in una visuale un po' miope dell'esistere, cioè in una situazione psicologica egocentrica, non a "tendere a un bene". L'ego è un'arma a doppio taglio sempre negativo, perché rende l'uomo schiavo di se stesso, dei suoi stati inferiori materialisti, e contemporaneamente della società in cui vive, che gli propina falsi miti di realizzazione e ridicoli status symbol. Il modo migliore per innescare pratiche egoiche è evocare le nostre paure: la paura del nemico esterno e quella del "nemico" interno, cioè dei fallimenti e delle apateporie. Con l'adozione acritica di soluzioni rassicuranti ma interessate si arriva agli estremi dell'egonanismo che, insieme al conformismo, divide i mutantropi in osnoblotici, mediocri/grigi (o talvolta umili), egopatici (o talvolta artisti) oppure evolutivi (Eumutantropi), se al di là delle forme li vogliamo vedere dal punto di vista delle intenzioni.

Pretendere che il proprio ambiente sia stabile e sicuro è un desiderio legittimo nell'uomo. Da questo punto di vista i famigerati immobilisti hanno le loro ragioni. Ma l'atteggiamento osnoblotico è tipico di chi vuole influenzare l'ambiente anche contro la propria percezione di giusto e di bene. Ciò avviene nel nome di un proprio vantaggio immediato e miope, ovvero per dinamiche di egonanismo finalizzate all'ottenimento dei cosiddetti "3 vantaggi": sesso, denaro e potere, normalmente accompagnati da cupidigia, stupidità e ristretto orizzonte mentale. Questo atteggiamento è tipico di chi mutantropo non è, ma anche quest'ultimo lo adotta quando si rifugia nel conformismo. Nell'imposizione agli altri di un sistema di valori non proprio, l'osnoblotico difende un ego minato da atiquifobie ed apatepofobie, con le quali controlla ed è controllato. In questo senso l'Osnoblosi nega la Mutantropia evolutiva, incoraggiando invece l'immobilismo o al limite la mutantropia conformista.

Una società stabile, pacifica e ove sussiste una convergenza di idee per sistema di valori condiviso è ciò che ognuno desidera. Ma una ove invece regnano conformismo e controllo sociale, l'area dell'osnoblosi, è destinata a un triste destino, perché tenta di cristallizzare il futuro nel nome di un miope presente consumista, di falsa ricchezza a fronte di gravi scompensi sociali e ambientali, soprattutto a livello globale. Il proposito in sé è vano: l'uomo non è mai riuscito veramente a controllare gli eventi, vero è che nel tentativo ha rovinato l'esistenza di parecchi suoi simili.

Come reagire? Le tre colonne/dimensioni della civiltà umana sono la scienza, la religione e l'arte. La scienza si divide in quella dell'uomo e in quella della natura. Quest'ultima, la Fisica, ha trovato nella Quantistica un compimento probabilmente invocato da millenni. Per quelle dell'uomo la Mutantropologia si trova a suo agio con la Teoria della Sincronicità di Jung. Di religione, o Scienza Sacra invece, fino ad ora si è deciso di non parlarne, se non per minimi cenni.

Per poter cambiare l'uomo, la situazione, la società, il futuro, ci rimane da parlare dell'arte. Un'arte ancella dell'anima com'essa è nata per essere, un'arte che guardi l'uomo di oggi e pietosa se ne sappia prender cura. Un'arte che faccia ciò che ha sempre dovuto fare: destabilizzare certezze illusorie e unire a più elevati stati di coscienza tramite un linguaggio non referenziale ma tuttavia simbolico, cioè significante e unificante (almeno finché conformismo ed osnoblosi non l'hanno messa al loro bieco servizio). Un'arte sinestesica, per un'epoca che della tecnologia multimediale ha fatto la sua bandiera, il suo feticcio, la sua palla al piede, insomma il suo Giano Bifronte.

L'umanità di oggi, permeata di una tecnologia che obtorto collo l'ha urbanizzata nel villaggio globale, è ancora in possesso delle capacità e delle prerogative pensate ab aeterno per l'Uomo? Secondo noi anche una Sinestesi dagli effetti mutantrogenici può dirlo.

E che ognuno scelga quale Mutantropo essere :)