6 dicembre 2011

Coscienza

Il termine Coscienza deriva dal latino (cum-scire: sapere insieme) e indica un determinato stato interiore degli individui che, per essere comunicato, deve essere descritto.

In realtà definire la coscienza e gli stati ad essi connessa è difficoltoso. A tuttoggi non è stato individuato nessun organo che la contenga e nessun sistema per poterne identificare i parametri. Non è oggettivamente possibile descriverla, né tantomeno individuarla concretamente.

Eppure, quando si parla di stato di coscienza, ogni uomo è in grado di comprendere intuitivamente cosa sia e a cosa serva, ma ciò che contraddistingue l’osservazione della sua esistenza e dei suoi livelli è che questi ultimi sono determinati dall’effettivo grado di coscienza di chi osserva. Ovvero solo chi accede a uno stato di coscienza particolare è in grado di riconoscere chi è giunto allo stesso stadio; solo chi ha gli stessi gradi di valore comparativi, lo stesso glossario costruito nello stesso percorso logico, è in grado di comprendere pienamente le connessioni implicite, le sfumature, delle speculazioni astratte ad essa connesse.

Questa dinamica crea grave imbarazzo nella comunità scientifica che, in quanto tale, è costretta ad ubbidire ai paradigmi su cui basa la sua stessa esistenza. Quando si parla di coscienza è inevitabile citare antichi testi, e antiche discipline, con analogie soddisfacenti a supportare le teorie sulla sua esistenza e gli stati a cui appartiene, ma per ogni pragmatico accademico questo metodo è ovviamente contestato e relegato a categorie di pensiero considerate dei veri e propri tabù razionali.

La neuroscienza osserva le reti neuronali e come il cervello utilizza le cellule nervose, i neuroni, che le compongono. Quando per esempio ci applichiamo a una disciplina e pensiamo, parte dei neuroni sparsi nel cervello si attivano simultaneamente e solo questi costituiscono le memorie necessarie a supportare quel tipo di pensiero. Ciò significa che maggiore è la frequenza di uno stesso tipo di pensiero, maggiore è il tempo in cui alcune cellule nervose vengono sollecitate e connesse fra loro, creando così una relazione a lungo termine che permette l’implementazione del pensiero stesso.

Ma questo significa anche che se i recettori non sono stimolati per tempi molto lunghi, ovvero si fanno solo certi pensieri e non altri, quando avviene il processo di scissione cellulare i recettori non utilizzati vengono disattivati. Il processo d’invecchiamento cellulare è quindi rappresentato dalla perdita della capacità d’utilizzazione dei recettori, ma per i neuroni significa anche che non è più fisicamente possibile supportare alcuni modelli di pensiero.

- Tale stato di vita: stato del modo di pensare; 
- Tale stato del sangue: le risposte biochimiche (peptidi) dell’organismo scatenate dalle connessioni neuronali;
- Tale stato di coscienza: capacità di supportare analiticamente modelli di pensiero complessi.

2 commenti:

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  2. Grazie Bamborino! il secondo link soprattutto è profondamente connesso col deteriore fenomeno dell'osnoblosi.

    :)

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